lunedì 14 febbraio 2011

SERVONO INVESTIMENTI NELL'ENTROTERRA

di Fabio Remedia

Quando tra i primi lanciammo l’allarme per il rischio chiusura delle strutture ospedaliere presenti nell’entroterra pesarese, minacciate dal progetto Ospedale Unico Provinciale, venimmo tacciati di gridare <<attenti al lupo>> senza il lupo.

A distanza di un anno circa, invece, il nostro messaggio viene recepito da più parti. Si svolgono assemblee pubbliche per informare, nascono comitati di vigilanza e tutela, vengono poste interrogazioni alle varie amministrazioni comunali sulla strategia di salvaguardia adottata, si mobilita la popolazione.
 La gente dell’entroterra ha quindi capito che rischia di venire privata di un servizio fondamentale, quello della tutela della propria salute. O di dover affrontare disagi e costi superiori per raggiungere Pesaro anziché l’ospedale cittadino o, al massimo, quello del paese vicino. E non oso pensare cosa succederebbe in caso di emergenze.

Ma il problema che vogliamo segnalare oggi, non riguarda esplicitamente l’ospedale unico, quanto il rischio che ne consegue con la limitazione o privazione di servizi nel territorio.
Il nostro entroterra, infatti, è già penalizzato per la mancanza di infrastrutture. Si discute per esempio di trasporto pubblico e la Provincia pensa ad una ferrovia che da Pergola porti direttamente a Fossombrone, tagliando fuori di fatto tutti i comuni del Catria e Nerone. Si parla di Pedemontane e si rileva una elevata lentezza sulla realizzazione della Fabriano-Cagli. Si parla di viabilità e registriamo ancor oggi l’interruzione della strada che da Urbania porta in Umbria. E tutto ciò si traduce in disinvestimenti o non investimenti nell’economia locale che non producendo posti di lavoro, costringe i giovani a spostarsi altrove.

La mancanza di servizi ed investimenti, quindi, porterà allo spopolamento dell’entroterra, che verrà probabilmente riempito di discariche inquinanti, di impianti fotovoltaici deturpanti e tante altre cose che danneggeranno il territorio e la gente che ci vive.

martedì 8 febbraio 2011

OSPEDALE UNICO, LA PREOCCUPAZIONE DELLA CITTADINANZA CAGLIESE

 di Fabio Remedia

 L’allarme che avevamo lanciato sul rischio di chiusura dell’ospedale di Cagli viene percepito dalla popolazione cittadina, che si è riunita in Assemblea Pubblica, la scorsa settimana per capire e per cercare insieme una soluzione.
L’incontro  registrava la massiccia presenza della popolazione, delle associazioni, del personale ospedaliero e delle autorità locali ed eravamo presenti anche noi.

Il dibattito è iniziato con l’illustrazione della situazione attuale da parte degli organizzatori, i quali hanno evidenziato, confermando quanto da noi già sostenuto, che vi è in atto un’azione atta ad indebolire e demolire la struttura cagliese, attraverso la chiusura dei reparti.
Ne è un esempio il recente spostamento di cinque posti letto da chirurgia a medicina, deciso da non si sa chi, con lo scopo dichiarato di sopperire alla mancanza di personale, che invece è tutto in forza, come confermato dalle parole di alcuni dipendenti del nosocomio stesso, intervenuti per ribadirlo. Sorge il sospetto che la decisione sia stata presa con l’intenzione di chiudere il reparto.
Il sindaco Catena, primo cittadino di Cagli, si è detto tranquillo perché fiducioso delle parole dell’assessore alla sanità regionale Mezzolani, il quale, riferiva Catena, ha promesso che non verrà tolto nulla di quello che già c’è  e che gli ottantamilioni di euro di taglio non toccheranno Cagli. Qualcuno ben informato, però, ricordava che l’ultima volta che Mezzolani prometteva ai cagliesi di non tagliare sull’ospedale cittadino, in verità qualche mese dopo la struttura veniva spogliata della chirurgia d’urgenza. Stessa sorte toccò all’ortopedia, fiore all’occhiello della sanità cagliese.

I vari interventi, poi, hanno evidenziato come l’ospedale di Cagli sia da anni oggetto di tentativi di chiusura, prima con l’annessione ad Urbino, ora con la minaccia dell’Ospedale Unico Provinciale evidenziata anche dall’intervento di Pierfranceschi Anacleto, consigliere comunale. La nuova struttura infatti provocherà la conseguente chiusura delle strutture presenti nell’entroterra, visto che la Regione Marche non potrà fare altro che concentrarvi i propri investimenti, sottraendo così i finanziamenti necessari alla vita degli altri ospedali. E’ matematico, due più due non può che fare quattro.

L’assemblea ha quindi manifestato l'intenzione di costituire un Comitato Cittadino di Vigilanza per tenere sotto stretto controllo l’attività della Sanità Regionale nei confronti dell’ospedale di Cagli.